Le escursioni di gruppo non ci sono mai piaciute e le abbiamo sempre evitate, preferendo andare per gli affari nostri e prendere una guida sul posto ma, a Huaraz, sulla Cordillera Blanca, visto il poco tempo a disposizione e la poca differenza economica rispetto all'opzione “turista fai da te”, abbiamo deciso di farne una per andare a visitare le rovine di Chavin.
Dopo questa esperienza siamo ancora più convinti che ci facciano schifo e che continueremo ad evitarle. Non e' solo il fatto che si e' in tanti ma non ci si caga, o che viene repressa la liberta individuale, quel che più mi da fastidio e' che veniamo trattati come bestie stupide. In questa escursione in particolare poi, la guida era un perfetto imbecille che ripeteva alla fine di ogni frase “estamos bien?” ossia un equivalente del nostro “ci siamo?” e che sembrava si fosse pippato un chilo di coca o che avesse un appuntamento con una gnocca e noi gli stessimo facendo perder tempo. Poi quando succede che la mia strada, soprattutto se e' un
cammino interessante, si incontra, interseca e sovrappone con un elemento del genere finisce che mi sale un nervoso, ma un nervoso, che non riesco più a star dietro all'assunto perché vorrei solo eliminare il suddetto elemento dal mio orizzonte. E quindi alla fine ci rimetto non solo in salute, ma anche in tempo e conoscenza, dato che quel che apprendo dalla visita e' un terzo di quello che avrei potuto apprendere altrimenti, che comunque e' poco dato la preparazione del soggetto in questione. Se poi questo sottosviluppato celebrale dice che la cultura Chavin, che era una civilta preincaica di alto livello dati i resti trovati, si e' estinta perché consumava il San Pedro, che e' risaputo essere stato, in tutta l'America andina, una pianta sacra che veniva usata dai sacerdoti per le loro cerimonie e che in tutte le altre culture non ha provocato danni a livello di massa...allora scusate, ma come si fa a non volergli staccare la testa con un morso e darla in offerta al dio delle fogne? Per non parlare del fatto che in tutta la giornata non si e' levato un secondo quegli occhiali da sole da perfetto coattone, come si dice a Roma e io se sto parlando con qualcuno, o se lo sto ascoltando, gradirei guardarlo negli occhi.
Ma la cosa che mi ha fatto perdere le staffe e' stata la visita al museo: sembrava una gara, spendeva mezzo minuto per ogni stanza e se ci fermavamo a leggere le spiegazioni nei cartelli ci diceva che non potevamo ne' andare avanti ne' restare indietro, bensi dovevamo seguirlo e basta.
Mmm...uu..hh...ggrrrrrrrrrrrAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHH! Ad un certo punto son scoppiata e gli ho detto che non mi piaceva per niente questo modo di visitare il museo e che lui mi metteva ansia. E' rimasto un secondo zitto, poi ha continuato la sua performance ma non mi ha più rotto le palle se io visitavo il museo per gli affari miei. In ogni caso non ho potuto soffermarmi troppo perché molto presto ha annunciato la partenza del pulmino. Una volta su, ha avuto il coraggio di dirci che se quando fossimo passati per un passo di montagna a 4000 metri avessimo incontrato la neve, saremmo scesi per giocare. CHE COSA??? SCESI PER GIOCARE CON LA NEVE???? Mi hai messo il peperoncino in culo per tutto il giorno, abbiamo visto il museo come se ci stessero crollando in testa le mura e ora tu vuoi fermarti a giocare con la neve???? Penso che qualche dio lassu sia stato clemente con lui e non ci ha fatto trovare la neve perché se no non so come finiva...
Ovviamente, data la premessa, non posso dire di dominare la questione “Cultura Chavin”, ma posso raccontarvi che si trattava di quella che viene considerata la civilta più antica del Peru. Il luogo, che ora e' un sito archeologico, fu costruito tra il 1200 e l'800 a.C ed era un luogo di culto e pellegrinaggio come lo sono il Vaticano, Gerusalemme o la Mecca. Si possono vedere ancora chiaramente la piazza principale che ospitava le cerimonie di un gran numero di pellegrini e che preannuncia un enorme tempio in stile azteca (infatti si teorizza che forse i Chavin venissero dal Messico o che avessero avuto contatti
con gente di quelle zone). A circondare la piazza e' un sistema sofisticato di canali e drenaggi che pare servissero anche per intimorire il popolo (che doveva lasciare qui il suo tributo), infatti l'acqua, passando sotterraneamente faceva un suono che sembrava quello del verso di un puma incazzato e, come si sa, il puma, insieme con il serpente e il condor, sono i tre animali che si usavano, nelle culture andine, per rappresentare la loro cosmologia (il serpente rappresenta il mondo dei morti, il puma quello dei vivi e il condor quello delle divinita) e che sempre ritornano nell'architettura e nell'arte dei popoli antichi. In cima al tempio sono rimaste intatte delle gallerie in blocchi di pietra, che abbiamo potuto percorrere, che servivano per le cerimonie sacre ed allucinogene dei sacerdoti e che hanno conservato perfettamente una statua monolitica rappresentante il loro dio. Secondo alcune testimonianze del tempo della conquista, quando gli spagnoli sono giunti qui, c'era ancora gente che peregrinava al tempio lasciando le loro offerte, nonostante la cultura Chavin fosse gia stata assimilata dagli Inca. Poi, successivamente, il posto e' stato sotterrato quasi interamente da una valanga e gli spagnoli non gli hanno più dato importanza. E' stato quindi dimenticato e non citato più nei documenti della conquista, finche, per una serie di coincidenze e ricerche, un po alla volta archeologi e storici lo hanno ritrovato e rivalorizzato.
Nonostante la brutta esperienza con l'escursione organizzata e con l'idiota della guida, questo posto tra le alte montagne peruviane ci ha affascinato con la sua storia e ci ha dato ulteriori elementi per non giungere nell'ombelico del mondo inca impreparati...
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