Se si hanno problemi nella visualizzazione (con Windows), si raccomanda di usare qualsiasi browser che non sia Internet Explorer (Firefox, Chrome). Nel frattempo speriamo di risolvere il problema!

sábado, 11 de febrero de 2012

Tesori dell'Equador

Questa volta abbiamo fatto uno strappo alla regola e abbiamo visitato Quito, la capitale. Siamo stati solo un paio di giorni ma ci e' sembrata carina (ovviamente coloniale) tranquilla e serena, nonostante sia ai piedi di un vulcano (secondo amici siciliani che vivono vicino a Catania, chi vive vicino ad un vulcano attivo e' un po fuori di testa a causa delle radiazioni sprigionate dalle rocce laviche che lo circondano). Naturalmente non abbiamo visitato molto la parte nuova, che magari ignoriamo essere un bordello pazzesco. Abbiamo fatto visita ad un bel museo di arte precolombiana e camminato ore ed ore, nonostante mi mancasse un po l'aria, non so se per la vecchiaia o per i 2850 metri di altitudine. In ogni caso non le abbiamo concesso più di una visita fugace.

Non e' che stiamo boicottando le città, e' che per visitarle bene, e capirle, servirebbe più tempo e noi non ne abbiamo tantissimo (...tutto e' relativo!). Inoltre e' più facile relazionarsi con la gente dei paesini, fare due chiacchiere con loro e magari passarci insieme più di pochi secondi. Insomma, fuori delle città avviene più facilmente uno scambio. Per non parlare del fatto che in città la gente e' più omologata, spariscono i tratti culturali per far spazio alle mode. I cittadini sono tutti molto simili tra loro. Si puo dire che un abitante di Quito assomigli di più ad un abitante di Roma che ad uno di un paesino dello stesso Ecuador. Per di più stare in città e' caro e quindi, tirando le somme chi ce lo fa fare a diventar matti con gli zainoni nei mezzi pubblici, o in mezzo al traffico, respirando smog e andando a sbattere a gente di fretta che dopo quel secondo non rivedrai mai più, se possiamo farci passeggiate in mezzo alla natura godendoci il paesaggio, rispondendo alla gente che ti saluta con un sorriso e che magari ogni giorno conosci un po di più e forse ti racconta la sua storia e quella del posto?


Per andare verso sud avevamo tre possibilità: la costa, la cordigliera o la Amazzonia. Abbiamo scelto la terza opzione: l'Oriente, come chiamano qui la zona amazzonica. La costa, dopo aver passato tanto tempo ai Caraibi non ci chiamava molto, tanto più che poi in Perù ne faremo una buona parte. La cordigliera ci chiamava, ma l'Amazzonia usava l'altoparlante.


Quindi ci siamo diretti verso est e dopo 5 o 6 ore di pullman siamo approdati a Misahualli, un porto dove si incrociano il fiume Misahualli, da cui appunto prende il nome, e il Napo. Si tratta di fiumi importanti, come tutti i fiumi nella foresta, perché sono le uniche vie di comunicazione soprattutto man mano che ci si inoltra nella giungla. A parte la piazza principale occupata dalle scimmie, il paese in se' non offre molte attrazioni. E' il fiume la vena pulsante, dove si svolge maggiormente la vita e dove scorre l'energia. Sulla sua superficie le canoe portano la gente nelle varie comunità indigene stanziate sulle sue rive. Ed e' sempre li' che i cercatori d'oro, ossia giovani del paese o delle comunità, svolgono la loro attivita'. Da qualche anno, ci raccontava il ragazzo che guidava la nostra canoa, hanno iniziato a costruire in maniera casereccia delle macchine che con un motore spruzzano acqua da un tubo lavando la terra e selezionando l'oro. E' comunque un lavoro duro, che viene fatto su zattere anch'esse caserecce, bagnandosi nel fiume, con il sole o con la pioggia. Il giro in canoa comprendeva la visita a due comunità: di cui in una era offerto, prezzo a parte, uno spettacolino di danza indigena e un mini-rituale fatto da uno shamano. Tutto molto, estremamente, troppo turistico, ma comunque interessante se non altro per vedere che esiste anche questa spettacolarizzazione della cultura. Probabilmente quelle comunità, come poi ci raccontava un signore padrone di un ristorante in paese che era nato nella giungla più a nord, non sono quello che vogliono far credere ai turisti. Ma, come dice l'antropologo Marco Aime, a volte le danze per i turisti servono per mantenere viva una tradizione che altrimenti sparirebbe con i tempi moderni. Puo succedere anche che l'interesse turistico aiuti a far riflettere sull'importanza della propria cultura. In ogni caso a me ste cose non mi sconquinferano troppo. Fatto. Interessante. Grazie. Ma non credo si riproporrà l'occasione. Preferirei, con più tempo, inoltrarmi un po di più nella foresta e passare veramente qualche settimana in una comunità. Sarà per un'altra volta.


Lasciata l'Amazzonia, siamo rientrati verso il centro del Paese e quindi verso la cordigliera e dopo una notte a Baños e una mattinata rilassante nelle sue preziose e sacre acque termali, ci siamo diretti a Cuenca, dove pensavamo di rivedere Tad, l' amico americano con cui avevamo attraversato l'oceano in barca e poi viaggiato fino a Taganga, ma se n'era gia' andato verso la costa. Ragion per cui, dopo una notte in un hotel che sembrava un carcere, siamo andati ad Ingapirca, un paesino da non perdere a 3100 metri di altitudine. La cosa che rende unico questo posto non e' il paese odierno, ma quello antico: mi riferisco al sito archeologico della città cañari prima e inca poi. Questa zona era abitata dagli indios Cañari, i quali avevano costruito le loro abitazioni e il loro tempio, sopra cui ricostruirono gli Inca, una volta conquistato il territorio. E questa sovrapposizione e vicinanza si vedono tuttora, riuscendo a distinguere la paternità dei resti dal fatto che le costruzioni Cañari erano di forma rotonda mentre quelle incaiche di forma rettangolare. I Cañari non lavoravano la pietra che usavano mentre gli Inca si. I primi adoravano la luna (ed erano un popolo matriarcale: evviva i Cañari!) e i secondi il sole, anzi, si definivano, i capi, figli diretti del sole. Si trovano quindi resti di templi cerimoniali dedicati alla luna e un grande tempio, tutt'oggi in piedi, dedicato al sole. Nella città incaica inoltre una buona zona era dedicata ai commerci e all'agricoltura, che veniva praticata grazie alla costruzione di terrazze. Come al solito mi sono emozionata nel vedere testimonianze di culture cosi grandi e interessanti, come quella incaica, annientate fisicamente prima e culturalmente poi (in realtà e' un processo che continua anche oggi) dalla nostra civiltà o di culture che non si sa nemmeno che siano esistite, o quasi, come nel caso di quella Cañari.


La notte l'abbiamo passata chiedendo alla padrona di un ristorante di accampare in prossimità della sua struttura. Ci ha concesso di mettere la tenda sotto la tettoia vicino all'entrata, il che ci ha protetto dal solito acquazzone notturno e dal freddo, che, a questa altitudine si fa sentire. Affittava anche camere, ma con la tenda ce la siamo cavati con 5 dollari in due e abbiamo potuto regalarci una bella cenetta. Bella si fa per dire, dato che qui, nei ristoranti, più di riso, uovo e insalata non ti mangi, soprattutto se, come noi, non mangi la carne. Ma il posto era accogliente e la famigliola ospitale. Per non parlare della vista: il tempio inca dedicato al sole. Il giorno dopo, prima di andarcene, facendo una passeggiata abbiamo conosciuto un'anziana signora che, seduta fuori della sua casetta, ci ha invitato ad entrare nel magazzino dove conserva, espone e propone alla vendita pezzi archeologici trovati dal marito mentre lavorava la terra. Si trattava di monete probabilmente inca e ceramiche varie, tra cui delle anfore abbastanza in buono stato. Ci ha detto che i musei non hanno soldi per comprargliele e che lei in qualche modo deve farsi due spiccioli, anche perché ormai lei ed il marito son vecchi e non ce la fanno più tanto a lavorare la terra. Quando poi abbiamo saputo che molti stranieri le hanno proposto di vendere la casa (a pochi metri dalle rovine cañari-incaiche, con una vista da cartolina) ma che lei non vuole perché vive li dalla nascita, e prima di lei suo padre e prima suo nonno e bisnonno e non saprebbe che fare in paese, allora non abbiamo resistito ed ora, per due lire, siamo proprietari di una moneta incaica con un bella incisione di un sole...


...ma shhhhhhh, che non si sappia in giro, e' un segreto!

No hay comentarios:

Publicar un comentario