ordunque, dove eravamo arrivati?
La frontiera!
Attraversare la frontiera tra Colombia ed Ecuador e' stato come bere un bicchier d'acqua. Niente a che vedere con l'avventura vissuta nell'attraversare quella da Venezuela a Colombia. Diciamo che e' sembrato, piuttosto, come fare una commissione alle poste. Anche per cambiare i soldi (da pesos colombiani a dollari americani...eh si, qua usano i dollari, poveracci) pensate che siamo andati in un ufficio del cambio. Eh, lo so, un po noioso, eh?
Con il nuovo timbro nel passaporto, tutti felici abbiamo raggiunto con l'autobus Tulcan, la città più vicina, dove abbiamo semplicemente passato la notte, per poi andare verso Ottavalo, la prima vera meta ecuadoriana.
Otavalo e' una cittadina in mezzo alla cordigliera a un centinaio di km a nord di Quito. I suoi abitanti, per lo più indigeni, vestono ancora coi vestiti tipici e parlano tra loro quichua. Se ho ben capito, il quichua e' diverso da quechua, ossia la lingua che parlavano gli inca e che si parla in Peru e Bolivia. Ha la stessa radice e deriva da essa, ma e' una variazione, come se fosse un dialetto. Sembra che la zona di Otavalo sia sempre stata forte culturalmente, tanto che i suoi abitanti resisterono agli Inca per 17 anni e si puo dire che resistendo anche alla cultura spagnola, che, infatti, non e' riuscita ad imporre totalmente la sua lingua.I suoi abitanti si dedicano alla tessitura artigianale e fabbricazione con macchine di vestiti e altri prodotti, alla coltivazione del mais e all'allevamento di mucche. Le galline, come in Colombia, sono dappertutto, nelle aie, per le strade di campagna, tra le colline. I vestiti tipici consistono in poncho di lana e cappello per gli uomini, che normalmente portano i capelli lunghi e legati e gonna lunga nera con ornamenti colorati e camicetta bianca ricamata per le donne. Inoltre le donne indossano una collana dorata, o color oro, a più file di
maglie sul collo e orecchini dello stesso materiale. Per legarsi i lunghi e foltissimi capelli neri luccicanti, usano un cordino colorato e tessuto a macchina. Nelle campagne magari invece dei gioielli indossano un grande telo dove mettono la paglia, le verdure o i vari prodotti da trasportare. I bambini maschi qui hanno quasi tutti i capelli fino alle spalle e sono bellissimi. Le bambine, spesso, continuano la tradizione indossando i vestiti tipici anche in città'. Addirittura le teenager, che in Italia si vergognerebbero a morte.Noi abbiamo scelto di alloggiare a Peguche, un paesino a 15 minuti di cammino da Otavalo, vicino ad una cascata. Con 4 dollari (meno di 4 euro) abbiamo affittato una camera doppia in casa di Matilde e Luis, una giovane coppia con il loro piccolo bimbo. Il posto era uno di quelli consigliati da amici conosciuti lungo il cammino, soprattutto argentini (gli americani e gli anglofoni in generale, di solito vanno in ostelli tipo backpackers che son molto belli e comodi, ma costano almeno il triplo e sono tutti uguali in atmosfera. Non e' che siano scemi, e' che magari la difficoltà' linguistica non permette loro di trovare realtà' diverse da quelle descritte nelle guide) e infatti insieme a noi vivevano due cileni, che si pagavano il viaggio con la loro musica (flauto e charango), una argentina che cantava e suonava la chitarra, un colombiano che anche lui suonava non so che e una norvegese, che parlava benissimo lo spagnolo e che in questo momento stava lavorando in un bar di Otavalo). Camminando per le vie di Peguche si sentono rumori di macchine tessili, infatti in questo paesino vengono fatti gran parte dei prodotti che poi si vendono al mercato di Otavalo, un mercato coloratissimo tipo peruviano che il sabato scoppia di gente, sopratutto locali, che scendono dai paesini per vendere i loro prodotti tessili, della terra e addirittura per vendere animali. Si dice sia il mercato artigianale indigeno più grande di tutto il Sud America e i suoi prodotti si trovano in tutto il mondo.
Camminando per una strada o per un sentiero dietro la cascata, se si segue il fiume si arriva ad una laguna molto grande. Se poi lo si fa in un giorno di sole, come abbiamo fatto noi, si vedono tutti gli abitanti della zona che, in gruppetti, chiacchierando e ridendo, lavano i panni nel fiume e li mettono ad asciugare sull'erba.
Beh, come primo impatto con l'Ecuador non e' stato niente male, eh? Credo proprio che questo paese, di cui sapevo poco o niente, mi sorprenderà un sacco.
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