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miércoles, 29 de febrero de 2012

L'ACQUA NEL DESERTO: IL PERU E LE GRANDI OPERE PREISPANICHE

Con un misto di tristezza e felicita' nel cuore, abbiamo lasciato l'Ecuador, un paese meraviglioso che ci ha colpito, stupito e affascinato, con la sua varietà di paesaggi (e non abbiamo visto la costa!), la sua viva cultura e la tranquillità che ci ha regalato.
L'attraversamento della frontiera e' ogni volta più facile: per andare in Perù abbiamo deciso di viaggiare di notte, perciò ho solo un vago ricordo della pratica burocratica svoltasi alle 3 della mattina, cosa durata non più di 10-20 minuti, mentre il pullman aspettava che riprendessimo i nostri posti e i fili dei nostri sogni.
Arrivati a Piura tutto mi e' apparso nuovamente rumoroso, incasinato, sporco e allegro come in Colombia. Poi mi e' venuto in mente che forse più che dal Paese dipende dal fatto di essere sulla costa, cosa che in Ecuador non abbiamo sperimentato, etichettandolo, forse per parziale ignoranza, Paese assolutamente tranquillo e pulito. Camminando dal terminal del pullman che ci ha portati qui a quello che ci avrebbe portati a Trujillo (in Perù non esiste una stazione dei pullman, bensì ogni compagnia ne ha una privata, cosa molto più tranquilla, ma anche estremamente scomoda), abbiamo avuto modo di ottenere la nostra prima impressione sulla gente (positiva) e di vedere per la prima volta quello che sarà il mezzo di trasporto per il prossimo viaggio, o anche per la vita quotidiana: un favoloso motorino triciclo, ossia con una cabina dietro con due posti, coperta da un nylon antipioggia! O, ancor meglio, la variante che ha, invece dei posti dietro, un carrello con due ruote saldato alla moto. E' in pratica una sorta di Ape, solo che più veloce e più grande. Ottimo per trasportare materiale nella vita montanara quotidiana e comodo per dormirci mentre viaggi, magari mettendoci sopra la tenda!
Parlando di cose serie, una volta arrivati a Trujillo, dopo qualche ora di pullman attraversando il deserto, abbiamo saggiamente deciso di far base a Huanchaco, un paese turistico sull'oceano e accampare in un ostello-campeggio che, nonostante sia molto rinomato tra i backpackers, ci ha stregato, facendoci stare qualche giorno in più del previsto. E' che aveva tutto ciò di cui un viaggiatore può aver bisogno: cucina, bagni belli e puliti, amache qua e la', connessione internet, ristorantino che faceva una buonissima torta al cioccolato e per finire vista sull'oceano e sui numerosi surfisti che si cementano tra le onde. Una vera oasi nel deserto (beh, dato che faccio pubblicità la faccio fino in fondo: Hostal-Camping Naylamp)! E poi, dopo tanta pioggia, non potevamo credere di poter stare la sera seduti fuori dalla tenda senza venir docciati. Guardiane di questo posto, sono due tartarughe giganti oltre-cinquantenarie che, a quanto dice la tipa della reception, mangiano insalata e ogni tanto sgranocchiano il piccolo San Pedro che c'è' nel giardino...

In questa zona desertica ovviamente non si coltiva niente di niente e mi domandavo come mai fosse cosi densamente abitata. La risposta e' semplice: un tempo qui c'erano alberi, piante, agricoltura. Parlo dell'epoca dei Moche prima e dei Chimu poi. Si tratta di popoli preincaichi (che sono l'uno la evoluzione dell'altro) i quali avevano raggiunto livelli di sviluppo elevatissimi, tanto da costruire un canale che per 84 km, serpeggiando e mantenendo l'esatta inclinazione che permetteva all'acqua di scorrere con una velocità e forza costante senza rompere gli argini, portava l'acqua, e quindi la vita, fino ai loro terreni e alle loro case. Poi un giorno arrivarono gli Inca che – anche loro devono esser stati abbastanza figli di.... – dovendo espandersi ed avendo a che fare con gente tosta, pensarono bene di bloccare il canale, togliendo loro la fonte di vita ed obbligandoli ad arrendersi. Poi arrivarono gli Spagnoli che buttarono giù tutti gli alberi per costruirsi le loro belle chiese e il resto e' storia...e deserto. In ogni caso il canale resta, anche se non porta più acqua ed e' una delle maggiori opere pre-ispaniche in Sud America e vi e' mistero sul metodo di costruzione, mancando qui la ruota, il cavallo e in quella zona la stessa acqua (per questo motivo han fatto il canale). In altri luoghi, invece, altri canali sono ancora funzionanti e dove ci sono loro c'è il verde.
I Moche vivevano in una pianura in cui sbucano due piccoli monti, il Cerro Negro e il Cerro Blanco, ai piedi del quale, in quanto sacro, costruirono la Huaca de la Luna, un tempio di adobe, ossia mattoni di terra cruda, in cui vivevano i sacerdoti che erano la classe religiosa che deteneva il potere. Al suo interno veniva venerato il loro dio al quale veniva offerto il sangue di un guerriero. Lo sfortunato era colui al quale, durante un combattimento, veniva tolto il casco. Una volta individuata la vittima sacrificale, veniva portata all'interno della Huaca (per l'ultima ma anche prima volta, dato che solo i sacerdoti ed alcuni rappresentanti del popolo avevano accesso al luogo sacro), e messa in una stanza per varie ore. Qui, per fortuna dico io, gli davano da bere il San Pedro al fine di purificarlo prima del sacrificio, che avveniva per sgozzamento sopra ad una pietra sacra. Il sangue veniva raccolto e consegnato all'autorità massima che aspettava seduta su una specie di trono, unico posto della Huaca visibile dal popolo, che partecipava dal basso a quel momento. Ogni 80 anni circa, il tempio veniva ricoperto interamente di mattoni e ne veniva ricostruito sopra un altro leggermente più grande. Gli archeologi trovarono, infatti, un edificio grandissimo che pero era accessibile solo nella parte più alta. Dopo aver capito che era formato da 5 livelli, iniziarono a scavare e al momento son riusciti a portare alla luce parti del quarto e del terzo livello. Ognuno e' decorato con altorilievi rappresentanti il dio i cui colori sono ancora evidenti. Nella parte esterna, invece, le rappresentazioni ci raccontano il combattimento dei guerrieri ed il loro sacrificio. Ma chi faceva tutti quei mattoni di terra cruda? C'era forse una fabbrica? No, era il popolo a farli e donarli ai sacerdoti come forma di tributo, infatti su molti mattoni si vedono dei simboli, che sono le “firme” delle varie famiglie.
La storia si fa interessante quando il popolo, stremato da episodi climatici gravi (il niño), inizia a non credere più ai sacerdoti, a mettere in dubbio la religione e si ribella. Da questa “rivoluzione” emerge una sacerdotessa. Anche il quinto livello della Huaca viene tappato ma non per ricostruirne un altro sopra. Il tempio nuovo, infatti, si trova a lato del primo, più in alto perché su una pendice del Cerro Blanco. Anche questa epoca dura poco e il potere viene preso dai capi amministratori che risiedono nella Huaca del Sol, un edificio non lontano alla Huaca de la Luna. Per poter guidare il popolo viene reinventata la religione e la sede sacra cambia (la storia dovrebbe far riflettere e capire il presente...). I sacerdoti e altri esponenti della vecchia casta dominante scappano e iniziano ad occupare un'altra zona, dando vita ad un'altra civiltà.
Tra quelli che rimangono, qualcuno emerge e diventa parte della nuova élite che da' vita alla civiltà' Chimu, che occupa lo stesso territorio, ma la cui sede sacra e governativa viene costruita dove poi, un po alla volta, sorgerà la città di Chan Chan, ossia quella che oggi viene dichiarata la città di barro (terra cruda) più grande d'America. Questo sito archeologico, a differenza della Huaca della Luna che e' privato, e' statale e sembra che ci sia stato un magna magna (ma che strano, anche qui?) e quindi il poco che e' stato messo a posto e che e' visitabile, ha anche qualche problema di originalità' dei pezzi... in ogni caso e' affascinantissimo. Dunque, nel mezzo del deserto c'è questa città' semi-sciolta e semi-sommersa dalla sabbia che continua per km e km. Cio' che si vede son muri di terra deteriorati e mezzi sciolti o addirittura montagnole e dune sotto alle quali stanno i pezzi di muri rimasti, ma che ancora mantengono la loro disposizione originaria e quindi mostrano la forma delle case e delle stanze. In questo posto non piove quasi mai, ma in alcuni anni si e' manifestato il fenomeno atmosferico del Niño che, quindi, con le sue piogge, ha sciolto in parte la città'. La parte dei muri che e' rimasta sotto alla terra che gli si e' sciolta sopra e alla sabbia che e' stata portata dal vento, e' stata per questi motivi protetta ed e' ancora intatta e ben conservata, solo che il governo non ha i soldi per iniziare i lavori e quindi cosi rimane. C'è una zona, pero', che e' stata in parte ricostruita e che si può visitare. Si tratta di un palazzo di uno dei governanti: una muraglia che circondava un'area di una decina di ettari (di cui solo una parte e' aperta al pubblico) e all'interno della quale vivevano il governante, la sua famiglia, i servitori e pochi altri, forse sacerdoti (al momento non ricordo). E' formato da piazze, solo in una delle quali potevano accedervi anche i rappresentanti del popolo, case e corridoi tutte uguali che formano un labirinto in cui era facile, perdersi. Un pozzo enorme, oggi unico punto verde pieno di vegetazione, serviva all'epoca per rituali religiosi e gli altorilievi qua e la' rappresentavano le onde del mare, il niño, le reti da pesca e alcuni uccelli marini, nonostante la loro attività' principale fosse l'agricoltura (qui arrivava il famoso canale che gli inca fecero chiudere). I principi dei popoli sottomessi restavano a vivere all'interno del palazzo, a fianco dei governanti Chimu, ma, nel caso in cui la natura si arrabbiasse (e quindi arrivasse il Niño), l'unica maniera di calmarla e compiacerla era sacrificare un sangue nobile e quindi toccava agli invitati. Quando invece moriva il governante, il palazzo veniva chiuso e diventava un mausoleo. Il nuovo governante si faceva costruire un nuovo palazzo con le stesse caratteristiche e cosi via, ed e' per questo che Chan Chan si e' estesa tanto e ancora oggi si vedono o intravedono le sue mura (non certo per le umili case del popolo che viveva attorno coltivando i campi).

Oggi queste dune desertiche ricordano un passato in cui una civiltà, con un lavoro duro ma ben organizzato riusci a fare delle opere grandiose, non tanto per la superbia di un governante quanto per portare la vita al loro popolo e sembrano, con il loro silenzio, puntare il dito verso un mondo che e' arrivato sulla luna ma non riesce a render fertile la terra dei suoi abitanti.

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