Sono ormai quattro giorni che siamo partiti da Puerto Mogan e io me la sto cavando alla grande. Sto ancora prendendo un paio di medicine al giorno, ma gradualmente le sto riducendo e magari domani provo a non prenderne piu'.
I turni scorrono regolarmente ed efficientemente e per quanto mi riguarda, da quando siamo partiti dalle Canarie, dormo solo la notte, salvo qualche pisolino sul ponte, ma non mi ricoglionisco a letto dopo ogni turno. Insomma guardo la vita di mare sorridendo e il mare mi restituisce il sorriso.
Siamo al momento a 25 latitudine Nord e 23 longitudine Ovest. Praticamente all'altezza del Senegal, quasi a Capo Verde, ma piu' in mezzo all'oceano.
Al momento andiamo con genoa, fiocco, main sail (cioe' la randa) e stay sail (non so come si chiama in italiano. Il gergo lo sto imparando in inglese e faccio ancora abbastanza confusione) ma ci stiamo preparando per mettere anche un bello spinnaker rosso e blu, per il quale pero' mancano alcuni lavori. Di questi se ne sta occupando Chris, che nella vita "terrestre" tra le varie cose costruisce barche. Quando lo isseremo sara' un momentone, che spero riusciro' ad immortalare. Se il vento cambia direzione bisogna muovere le vele, se cresce troppo di intensita' e' opportuno tirarne dentro una e se invece diminuisce bisogna usare al meglio tutte le vele che abbiamo e per questo siamo in attesa di poter inaugurare lo spi. L'altro ieri sera c'e' stato un problema al timone, che pero' e' stato immediatamente risolto dal nostro capitan Mc Giver, che e' sempre in giro per il ponte a guardare se c'e' qualcosa che non va. Quando si fa una traversata del genere bisogna sempre controllare og
ni angolo della barca e imparare a riconoscere tutti i rumori per poter cosi' rendersi conto se ce n'e' uno nuovo o diverso. Io i miei giretti durante i miei turni di guardia me li faccio, ma molto spesso sono piu' intenta a non cascare in acqua che altro! Anche il sistema AIS, cioe' quello attraverso cui nel GPS compaiono le altre barche con tutte le informazioni relative, ogni tanto non risponde ed in questi casi bisogna contare esclusivamente sui nostri occhi e, magari, nel caso in cui si abbiano dubbi sulla manovra che fara' una barca, la si puo' contattare con la radio e vedere un po' che ci dice.
Sara' un paio di giorni che non ne incontriamo nemmeno una. Ogni tanto sembra di vedere una vela bianca all'orizzonte, ma poi ti rendi conto che era solo la schiuma di un'onda. Siamo soli in questo pezzo di oceano? Ehi? C'e' qualcuno?
Sto leggendo un sacco. Ieri ho finito "Nel Blu" di Giovanni Soldini. Non e' egregiamente scritto, ma d'altra parte lui e' un campione di vela, mica uno scrittore. Pensa che questo si e' fatto un sacco di traversate e qualche giro del mondo in solitario. Si tratta di gare, che a me non piacciono perche' implicano la fretta, ma al di la' di questo, sono occasioni per mettersi alla prova. Credo che in frangenti come questi tiri proprio fuori una parte di te che nemmeno tu stesso conosci.
Ora sto leggendo "My Invented Country", di Isabel Alliende. Strano leggere la Alliende tradotta in inglese, ma mi fara' bene. E' una specie di viaggio nostalgico attraverso la scrittura, in cui racconta il suo paese di origine, la sua natura selvaggia e solitaria, la sua gente. Mi fa pensare un sacco all'Argentina. Infondo i confini sono stati decisi arbitrariamente, percio' non c'e' una grande differenza, soprattutto se pensiamo alla Patagonia. Tra un po' saro' nuovamente la'. Chissa' se sara' cambiata, se saro' cambiata io, o se sara' nuovamente amore appassionato al quale non potro' sottrarmi.
Il turno di notte puo' diventare un momento davvero speciale. Con la musica nelle orecchie e le mani al timone mi cullo per bilanciarmi nel cullarsi di Afrodita, guardo le vele quasi come in adorazione, e cerco di leggere cio' che l'albero, nel suo ondeggiare, sembra scrivere sul cielo stellato. Sto in uno stato di trance e a volte, all'improvviso, mi rendo conto di quanto sia piccola Afrodita e di quanto siamo insignificanti noi nel buoi di questo oceano.
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