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domingo, 4 de diciembre de 2011

NEL MEZZO DELL'ATLANTICO – giorno 10

Siamo nel bel mezzo dell'oceano. Ormai abbiamo trovato gli Alisei e quindi cambiato rotta: non puntiamo piu' verso sud, ma direttamente a St Martin, Caraibi! Questo Aliseo di solito soffia costante e praticamente fa tutto lui! Il clima e' sempre piu' caldo e cresce la voglia di arrivare e fare un bel tuffo in acqua! Abbiamo anche fatto il party di meta' viaggio e per l'occasione il mare ci ha regalato un bel pesce che ho cucinato in forno con cipolla e limone con contorno di patate. Mi piace l'idea che mangiamo il pesce che peschiamo, insomma, in questo contesto mi sembra molto naturale, ma devo dire che, nel momento in cui approda sulla barca inizio a non provare proprio felicita'. Di solito funziona cosi': chi si accorge che un pesce ha abboccato urla "FISH ON" per attirare il resto della crew. Poi il capitano tira dentro qualche vela per rallentare e Chris si occupa della canna da pesca e, non appena il pesce e' sulla barca Scott gli mette uno straccio sugli occhi (per tranqui
llizzarlo) e lo sgozza. Teoricamente in questo modo muore sul colpo senza soffrire troppo e seguono lunghi secondi, forse qualche minuto, in cui il pesce – a quanto dicono, morto – forse mosso da qualche istinto nervoso, inizia a muoversi come un pazzo agonizzante, finche' cessa tutto. Mi costringo a guardare tutta la scena perche' altrimenti non mi concederei di mangiarlo e devo dire che e' straziante. Mi verrebbe da tenergli la mano per non farlo trapassare da solo. Ma non ha la mano. E se mi metto ad accarezzargli la pinna mentre si contorce tutto mi sa che mi buttano in mare come esca. E va beh, lo so, per chi pesca e' una cosa normale, ma io non sono una abitue' e un po' mi si stringe il cuore. In questa barca siamo per la maggioranza vegetariani ma il pesce lo mangiamo tutti e, dato che le riserve di verdura stanno iniziando a scarseggiare quando sentiamo che la canna inizia a fare quel rumorino a noi conosciuto e' una gran festa. Alla fine siamo animali.
Questa notte e' diminuito il vento e siamo stati per interminabili ore dentro a varie tempeste. Ci inseguivano. Venivano giu' secchiate e non sapevo piu' come ripararmi. Ted mi ha lasciato sola sul ponte per qualche minuto per andare a controllare la situazione dentro e giuro che mi e' sembrata una eternita'. Ner radar si vedevano chiaramente le nuvole e noi eravamo proprio circondati. Ha iniziato ad entrare acqua anche dentro e ci siamo ritrovati con secchi e secchielli sotto coperta. Per fortuna ora il sole splende e la notte passata sembra quasi essere stata un sogno.
Mi sa che siamo nel decimo giorno di traversata, ovviamente non si considerano i quattro giorni da Gibilterra alle Canarie. Sembra che sto viaggio sia la mia vita. Mi sembra di essere da sempre su sta barca e quasi non penso che tra pochi giorni saremo nelle bianche spiagge caraibiche. Pero' alla fine sta volando dai. O forse no. Boh. A volte guardo l'oceano e mi rendo conto che e' pesante non vedere nient'altro che onde. Ma alla fine fa parte del gioco. Il susseguirsi di onde accompagna il fluire dei pensieri e rilassa lo spirito, quasi come una ipnosi.
Man mano che ci avviciniamo alla meta per fortuna compaiono barchette qua e la' e ci divertiamo a chiacchierare con i nostri compagni di avventura via radio, anche per distrarci un po'. Una barca ci saluta e ci dice che si spostera' un po' piu' a est per cercare un po' piu' di vento, mentre questo catamarano a dritta ci consiglia un bar a St Martin che si chiama Sloggy Dollar dove la birra costa due dollari e durante l'happy hour due e che poi magari ci vediamo li'. Quest'altra piccolina non compare ne' nel GPS. Proviamo a contattarla sul canale 16 e si rivelano dei simpaticoni che ci offrono banane in cambio di un nostro membro dell'equipaggio! Sfortunatamente per loro noi stiamo mangiando la pasta al forno di Nico e la proposta non ci alletta troppo, anche se una bella nuotata per raggiungerli sarebbe invitante dato il caldo intenso. Poveracci, gli si e' rotto il sistema del pilota automatico e gli tocca stare tutto il tempo al timone! Dicono di essere la seconda barca piu' piccola
dell'ARC. Che carini! Non hanno abbastanza carburante e in questi giorni di poco vento devono avanzare a zig zag con la vela. Noi invece da ieri notte abbiamo azionato il motore. Speriamo di poterlo spegnere al piu' presto, mi manca il silenzio e la senzazione di volare che si ha quando si va solo con il vento. Comunque il capitano aveva preannunciato che ci sarebbero stati un paio di giorni di secca e che, dovendo arrivare a St Martin in tempo per quando arriva il proprietario, avremmo usato il motore.
Ho finito il libro della Alliende. Mi rispecchio un bel po' in questa donna portata, dal destino, ad essere una vagabonda, ma che conserva sempre nel suo cuore la sua terra e la sua famiglia, anche i membri ormai morti, anche quelli di cui ha solo sentito parlare ma che sente far parte intensamente della sua storia.
Ora ho assolutamente bisogno di un altro libro. Ted me ne fa vedere un paio. Forse inizio "For Whom The Bell Tolls" di Hemingway. Se era "The Old Man And The Sea" era perfetto. Mi accontentero'.
Vediamo che c'ha da raccontarci Hernest.
Prima pero' cerco un po' di ombra in questa barca ardente.
Qui puo' andare bene. Ah, si sta da dio!
Leggo o mi appisolo?
This is the question.

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